Non c’è frase più bella che mi si possa rivolgere, non c’è dichiarazione di amore o amicizia più eclatante per me di ti devo portare in un posto. Così quando Ezia mi ha detto che mi avrebbe portato in un posto bellissimo, legato ad alcuni suoi ricordi, e che mi sarebbe piaciuto, bé, mi sono fidata. Il posto non solo mi è piaciuto, mi ha conquistato senza possibilità di appello.
Elva è un borgo alpino, in Valle Maira, conosciuto per essere il paese dei pellassiers, i raccoglitori di capelli. Qui, una versione di Piemonte come il Trentino saprà conquistarvi: con i suoi paesaggi, il suo dialetto occitano; la cucina tipica piemontese farà il resto.
Piemonte come il Trentino, la Valle Maira che sorprende

Una valle alpina che si trova a nord ovest della provincia di Cuneo, che prende il nome dal fiume omonimo, Valle Maira è una valle ampia, ricca di paesaggi montani da togliere il fiato. Siamo tra i 1000 e i 2000 metri di altitudine, immersi in una natura incontaminata, in luoghi in cui l’uomo ha lasciato il territorio perlopiù intatto. In particolare ci troviamo a Elva, un borgo silenzioso e isolato, che conta meno di 100 abitanti sulla carta ma ancora molti meno nella realtà.

Piemonte come il Trentino
Un giorno a Elva, la sua storia
Per capire quando e in che modo Elva è diventato il paese dei pellassiers, ossia il paese dei raccoglitori di capelli, bisogna fare un passo indietro nella storia. Il piccolo e isolato borgo alpino sembra che sia stato fondato da quattro disertori in fuga dalle legioni romane o da quattro briganti. La posizione di Elva, protetta e lontana dalla città, se da un lato l’hanno favorita, rendendola autonoma, dall’altro l’hanno isolata al punto da rendere difficoltose le vie di comunicazione e il reperimento di risorse. L’economia della zona, basata essenzialmente sull’agricoltura e la pastorizia, non era più sufficiente, così a partire dall’Ottocento, iniziarono ad emigrare molte persone, soprattutto stagionalmente, rientrando in paese a metà maggio, quando il lavoro nei campi aumentava.
Elva, il paese dei pellassiers, i raccoglitori di capelli
Esistono più versioni di come tutto iniziò con il commercio di capelli. Probabilmente tutto cominciò da un incontro fortuito di un migrante con un acquirente di questa merce insolita, qualcuno narra a Venezia, qualcun altro a Parigi. All’epoca i capelli servivano per le parrucche ed erano molto richiesti, soprattutto in Inghilterra, Stati Uniti e Francia. In Inghilterra le parrucche venivano utilizzate soprattutto dai lord e dalla magistratura, in Francia e negli Stati Uniti venivano impiegate principalmente nella moda.
La necessità aguzza l’ingegno; è così che nacque il mestiere dei cavié, che andavano di paese in paese, principalmente nel nord Italia, per cercare capelli con cui commerciare. Venivano presi sia capelli appena tagliati, sia i capelli che rimanevano nelle spazzole e nei pettini, chiamati pels dal penche, che le donne avevano cura di riporre in scatoline e in appositi sacchetti, in attesa del passaggio degli elvesi. Molto pregiate erano le trecce e i capelli bianchi, che spesso finivano acconciati in parrucche eleganti destinate a Londra, Parigi, Berlino.
Molto spesso le donne, in difficoltà economica, lo facevano di nascosto dai mariti per contribuire al sostentamento della famiglia. Le donne venivano pagate, ma molto più spesso barattavano fazzoletti o pezzi di stoffa che poi utilizzavano per fare vestiti o tovaglioli. Nel Museo dei Pellassiers, da visitare ad Elva, scoprirete un pezzo importante e poco conosciuto del Piemonte, attraverso fotografie delle parrucche dell’epoca, come l’elvina, in onore degli abitanti di Elva, i registri che venivano compilati obbligatoriamente per le esportazioni, in cui si riportavano tutti i dati sulle proprietarie dei capelli, gli utensili dell’epoca.

La raccolta dei capelli sviluppò una nuova attività artigianale, che raggiunse il suo apice agli inizi del Novecento, periodo in cui inoltre Elva raggiunse la sua massima espansione demografica mai registrata, tanto da raggiungere, nel 1901, oltre 1300 residenti.
Tra il 1920-30 erano centinaia gli elvesi che si dedicavano all’attività dei pellassiers. La fortuna di questo lavoro, senza dubbio insolito, tramontò verso gli anni Settanta e questo provocò a poco a poco il trasferimento di numerosi residenti verso città più grandi, come Dronero, Saluzzo, Villafalletto.
Dove mangiare a Elva
Abbiamo pranzato all’aperto in un posto splendido: l’Artesin è l’indirizzo da segnare, per un pranzo indimenticabile ad Elva; costruito come una tipica baita di montagna, circondato da piante e fiori, l’Artesin è un agriturismo in piena regola, con 3 camere a disposizione e cucina tipica piemontese.
Prodotti semplici, genuini, che ripercorrono le specialità regionali e territoriali, come i ravioles d’Elva o la polenta al grano saraceno.
Una serie di antipasti tipici piemontesi, come l’insalata russa, le crespelle di spinaci e toma d’Elva, i pomodori con acciughe al verde, una frittata di melanzane. Primi della tradizione ma con un tocco di innovazione, come il primo con il pesto di sedano. E poi, per concludere degnamente il pranzo, si può rinunciare all’invitante tris di dolci?



Dove: 5 Borgo Clari, Elva, CN
Piemonte come il Trentino: cosa visitare a Elva
La Chiesa di Santa Maria Assunta
Spicca così da una natura verdeggiante e alpina, una tipica Chiesa di montagna: meravigliosa da fuori, da lasciar senza fiato appena varcata la soglia di ingresso. La Chiesa di Santa Maria Assunta si trova nella borgata Serre: costruita presumibilmente a partire dal 1355, già prima di questa data esisteva una cappelletta, poi ampliata e rimaneggiata. Bellissimo il portale d’ingresso, la fonte battesimale in pietra scolpita e il ciclo di affreschi, ottimamente conservati, riconducibili al pittore fiammingo Hans Clemer.
Cosa fare vicino a Elva
Fremo Cuncunà
Proprio non è possibile lasciare Elva senza l’iconica fotografia di rito sulla Fremo Cuncunà: uno sperone roccioso sospeso nel vuoto che non lascia nessuno indifferente, nemmeno i più paurosi!
Raggiungerla non è difficile, è possibile con una piacevole passeggiata dal centro del paese, di circa 45 minuti tra i boschi, oppure lasciando l’auto nei pressi del rifugio La Sousto dal Col e poi con una breve passeggiata di una decina di minuti; da qui è sufficiente imboccare il sentiero che conduce alla Chiesa di San Giovanni, una volta superata troverete il punto panoramico.
Non so se conosci il film di Giorgio Diritti, il vento fa il suo giro ambientato proprio tra queste montagne. Mia mamma è rimasta talmente colpita da volerci andare ed è stata anche lei negli stessi posti che descrivi tu 😊
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Ciao Martina! No, non conosco questo film, grazie del suggerimento. Capisco bene tua mamma, da tornare appena sarà possibile!
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Conosco Elva perché abito proprio in provincia di Cuneo! Solo qualche giorno fa ci stavo pensando perché la cugina di una mia amica si è trasferita a vivere lì qualche anno fa, e poi comunque pur essendo vicino a casa non ci vado da almeno dieci o quindici anni. Penso proprio che sarà uno dei primi posti in cui tornerò quando potremo di nuovo uscire!
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Ciao Silvia! Abbiamo avuto la fortuna di trovare una giornata davvero splendida: Elva mi ha incantato. Sicuramente è un posto in cui ritornare 🙂
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