Intervista a Loredana Scaiano che ci racconta il suo giro del mondo

Se ne parla molto, forse a volte troppo. Ma sono sempre di più le persone che desiderano fare il giro del mondo e quelle che invece, lo fanno per davvero. Ma in che cosa consiste fare il giro del mondo? È possibile partire per davvero, lasciando la propria vita, almeno per qualche mese in stand by? E soprattutto, è un viaggio da cui si torna in qualche modo cambiati per sempre? Ho chiesto tutto questo a Loredana Scaiano, che ci parla della sua esperienza a spasso per il globo.

Sono Loredana, ho da poco compiuto 51 anni. Sono insegnante di italiano e latino nei licei. Ho due figli di 25 e 27 anni e sono separata, ma ho un buon rapporto con il mio ex marito. Vivo in una casa di campagna, da sola, a Tricarico, un paesino in Basilicata. Sono una persona curiosa, ho molti interessi, e amo  conoscere e studiare, e il viaggio entra in questi interessi. Ma nello stesso tempo sono pantofolaia, ho fatto il giro del mondo in 5 mesi, ma sono capace di restare anche 5 mesi a casa a godermi le piccole cose che la vita mi offre. Non mi piace adeguarmi alle convenzioni; mi piace essere me stessa e lo sono ogni giorno in tutte le situazioni, anche a lavoro: forse non sono la classica prof. di latino che ci si può immaginare, perché sono severa ma anche innovativa, pur insegnando una “lingua morta”!

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1 – Giro del mondo, se ne parla tanto ma per qualcuno è una cosa ancora poco chiara. In che cosa consiste questa tipologia di viaggio?

Il mio viaggio è stato letteralmente un giro del mondo: ci ho girato intorno, un po’ sopra e un po’ sotto l’equatore, da casa a casa.

2 – Come ci si organizza per un viaggio del genere? Durante il viaggio e per le cose (lavoro, famiglia…) che hai lasciato a casa?

Ho iniziato l’organizzazione del viaggio a settembre e sono partita a febbraio.  Lo avevo detto solo ai miei figli e ad un mio carissimo amico, perché io stessa non ci credevo e perché sono abbastanza scaramantica da non raccontare in anteprima quello che farò. Ma tutti i giorni dopo il lavoro per 5 mesi sono stata alle prese con carte geografiche, ricerca di voli, ricerca di ospitalità, studio di luoghi, studio di faccende burocratiche come i visti  e sanitarie come le vaccinazioni.

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Per le cose di casa ho dovuto prendere 4 mesi di aspettativa senza assegni; i miei figli sono grandi, a quel tempo  il ragazzo studiava a Londra e la ragazza a Bologna, quindi sono passata a trovarli prima di partire; il mio ex marito ed altri amici si sono occupati di accudire cani e gatti.

Durante il viaggio avevo il piano dei voli da uno Stato all’altro ma per tutto il resto (spostamenti interni, cambi di programmi, alloggi) mi sono organizzata strada facendo.

 

3 – Parliamo del tuo viaggio in particolare, quanto tempo sei stata in giro per il mondo? Quante e quali sono le tappe che hanno interessato il tuo viaggio?

Sono stata in viaggio 4 mesi e mezzo. Ho ripercorso le tappe di Ida Pfeiffer, la prima donna in assoluto che si sia cimentata in un giro del mondo in solitaria. Io ho rifatto il suo viaggio solo che lei, nell’Ottocento, si spostava in nave e dunque il suo viaggio è durato due anni e mezzo! In onore di Ida, che era viennese sono partita da Vienna e ho chiamato il mio blog idaviaggiadasola.

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Questo è stato il mio itinerario:

Tricarico (casa) – Bologna (per salutare mia figlia) – Vienna – Londra (per salutare mio figlio). E poi: –Brasile – Argentina – Cile – Isola di Pasqua – Polinesia Francese – Nuova Zelanda (solo un giorno per scalo) – Hong Kong – Singapore – Sri Lanka – India – Oman – Dubai – Iran – Armenia – Georgia – Turchia – Grecia – Casa.

4 – Quali sono state, se ci sono state, le difficoltà che hai riscontrato in questa esperienza?

Le difficoltà più grandi sono legate alla salute. All’inizio del viaggio, mi stavo per imbarcare su una nave per risalire il Cile e mi chiamano dall’Italia perché dalla mammografia che avevo fatto prima di partire sembrava ci fosse qualcosa che non andava. Ho preso coraggio e ho cercato una clinica in Cile per capire il da farsi. Consigliata dai medici di lì e supportata dall’Italia ho proseguito il viaggio e poi mi sono operata a settembre in Italia.

Un altro problema di salute è comparso in Iran. Ho avuto una metrorragia molto violenta e prolungata, arrivata in Armenia, che era il paese successivo, sono svenuta e sono finita in ospedale. Ho scoperto che avevo perso un terzo del mio sangue, sono stata ricoverata tre giorni a Erevan, ma, testarda come un mulo (e non incosciente perché sempre monitorata) ho finito il mio viaggio, solo anticipando di un paio di settimane il rientro.

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5 – Qual è il luogo che in assoluto ti ha lasciato e ti ha dato di più?

Ad un anno dalla partenza posso dire che non esiste una tappa più interessante dell’altra. Ogni posto, ogni persona incontrata, ogni esperienza, bella o brutta, mi ha dato qualcosa di importante. Certo una pietra miliare è stata l’India, come ho scritto nel blog e come ho creduto per molto tempo: dopo l’India il mio viaggio è finito, perché quello che ti dà l’India non lo trovi da nessuna altra parte nel mondo.

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Ma oggi mi sento di dire che ogni luogo è stata una storia a sé che porterò gelosamente nel mio cuore per sempre.

 

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