DISCLAIMER | Ci sono tanti, davvero tanti piatti che meriterebbero menzione in un post sullo street food siciliano e diffidate da qualsiasi guida o elenco che si vanti di esaustività. Chiedo scusa anticipatamente alle bontà che non citerò, ma sono sicura che i miei compaesani sapranno rendere onore a tutti.
Sono appena tornata dalla Thailandia dove ho dovuto chinare il capo e annientare qualsiasi pregressa convinzione sulla supremazia dello street food siciliano. Non linciatemi, ma davvero siamo dei dilettanti al confronto.
Se è vero però che a Bangkok si passeggia tra carbonelle, wok e pentoloni, in Sicilia il cibo da strada prende la forma di vere e proprie opere d’arte, incantevoli già alla vista.
E poi, senza rischiare di essere tacciata di superbia, gli ingredienti utilizzati sono un’altra cosa.
Prima di addentrarvi (se avete letto addentarvi siete entrati nel mood giusto) alla lettura di questo post devo fare una confessione che probabilmente scatenerà agguerriti detrattori: per me la palla di riso fritta con ripieno di ragù (e x varianti) si chiama ARANCINA.
E mai nessuna accademia, università o congrega di streghe mi farà dire il contrario.
Street food siciliano: L’ARANCINA, APPUNTO.
Il 13 dicembre a Palermo si celebra Santa Arancina. No, non è vero, è Santa Lucia, ma la tradizione palermitana vuole che per devozione non si consumi in quel giorno pasta o pane (che poi l’arancina sia “impanata” con pangrattato è dettaglio secondario).
Nei giorni che precedono Santa Lucia a Palermo ci si riunisce come in un conclave per decidere quante prepararne o dove acquistarle. Ovviamente la tradizione prevede che si facciano in casa, friggendone una media di 4-5 a testa (chi non ce la fa a finirle le mangerà il giorno dopo e quello dopo ancora).
L’arancia tradizionale è “accarne” perfettamente sferica e ripiena di riso e ragù o “abburro”, a punta o ovale, con prosciutto cotto e formaggio.
Chiaramente io sto semplificando e non cito nemmeno le varianti gourmet che fanno capolino da qualche anno a questa parte.

Street food siciliano: PANE E PANELLE (E CROCCHÈ)
I genovesi conosceranno bene la farinata. Ecco, le panelle sono le cugine della farinata, ma non si accontentano della cottura in forno e amano tuffarsi in olio bollente. “Pane e panelle” come unica entità, ha solo bisogno di sale, pepe e al massimo una spruzzatina di limone.
Per i siciliani del lato ovest è un pasto da spiaggia, da città, da matrimonio. Va bene sempre. I palermitani esagerano e amano metterci dentro anche le crocchè ovvero crocchette di patate.
Il panino diventa un multistrato di bontà. La bibita gasata è gradita per mandare giù il boccone.

Street food siciliano: LO SFINCIONE
Immaginate di tuffarvi in un morbido letto di pomodoro.
Di ritrovarvi in un luogo in cui tutti i sensi trovano pace tra acciughe, cipolla e pezzi di caciocavallo. Ecco che state addentando un vero sfincione. La versione bagherese elimina il pomodoro, lasciando comunque inalterata l’acquolina in bocca.
A Palermo lo sfincione si può acquistare in qualsiasi panificio, ma ovviamente sono i “lapini” (moto api) gli unici a detenere l’autorizzazione internazionale alla vendita dello sfincione.
Non sarete voi a cercarli, saranno loro a trovarvi e in qualsiasi luogo, angolo o grotta sentirete Chi cciàvuru! Càvuru, càvuru! e talvolta anche altre parole non ancora decodificate.

Street food siciliano: PANE CUNZATO
Ci spostiamo a Trapani per ritrovare il vero pane cunzato preparato con pane tradizionale di semola di grano duro. Io sostengo che il vero protagonista del pane cunzato è l’olio, se schiacciando le due parti del pane gronderà di oro verde, state mangiando il pane cunzato giusto.
All’interno pomodoro, origano, formaggio locale (tuma, primosale finanche caciocavallo), acciughe.
Come per il pane e panelle, il pane cunzato va bene sempre e comunque, anche a colazione.
Street food siciliano: SCACCIA RAGUSANA
Lo ammetto. Sullo street food della Sicilia orientale sono meno preparata, ma so di per certo, che la scaccia ragusana valga il viaggio verso est. Un impasto sottile custodisce un ripieno sontuoso fatto di salsiccia, melanzane, cipolla, ricotta.
La mia amica Rossella mi ha parlato di tante altre varianti e come per tutte le cose più buone ogni luogo ne custodisce una ricetta esclusiva e soprattutto “più buona”.
Street food siciliano: I VEGANI CHIUDANO ( ANCHE ) GLI OCCHI
A Catania con la brace ci sanno fare e anche con la carne. La carne di cavallo o di asina, in diverse declinazioni, viene arrostita e consumata al volo, senza orpelli e nemmeno inganni.
Potrete scegliere il pezzo gradito e vi sarà cucinato davanti.
Durante l’attesa cercate un modo per distrarvi dal profumo inebriante.
Street food siciliano: BRACE CHIAMA STIGGHIOLA.
La stigghiola è la regina indiscussa del cibo da strada palermitano perché viene proprio cotta in mezzo la strada, sotto i cavalcavia, sulle statali.
Le budella di agnello e talvolta anche capretto, ammantano il cipollotto e vengono infilzate da uno spiedo per la brace.
Tagliata a bocconcini scottadito e condita con un po’ di limone lascia stupefatti anche i palati più diffidenti.

Se la stigghiola è regina, il pane con la milza è imperatore.
A capo del regno dello street food il “pane ca’ meusa” detiene il potere. Che poi sembrerebbe un duro, ma è un tenero boccone suadente e profumato. Una consistenza che sorprende e stupisce in entrambe le sue versioni.
La milza nel panino può infatti andare schetta ovvero da sola con solo un po’ di limone, o maritata ovvero accompagnata da ricotta.
IL GIRONE DEI GOLOSI
Se c’è da qualche parte un girone dei golosi, vi assicuro che in quel posto la lingua ufficiale è il siciliano. Non diamo tregua alla pancia, siamo realmente ossessionati dal cibo. Lo onoriamo e veneriamo in qualsiasi forma e dimensione (di solito extra large).
Lo facciamo probabilmente per appagare millenni di dispiaceri, sconfitte e dominazioni, ma soprattutto per onorare l’amicizia, la famiglia o l’amore.
Se vogliamo bene a una persona le diamo da mangiare finché non sventolerà satolla bandiera bianca.
Oggi però voglio togliermi anche due sassolini dalla scarpa.
Se è vero che lo street food siciliano non ha limiti è pur vero che negli anni si è spesso caduto in errore.
Molte guide segnalano il cannolo come street food io qui, invece, sottoscrivo che si tratta di street food per turisti.
Sarà forse una mia convinzione, probabilmente sbagliata, ma il cannolo lo mangiamo per onorare le feste e lo trattiamo come un simulacro, raramente lo addentiamo di fretta nella pausa lavoro.
C’è poi il gelato.
A non aver ottenuto negli anni le dovute onorificenze e invece la brioche con gelato, 400 grammi (non meno!) di cibo da asporto nutriente valido in tutte le stagioni.
La mia amica Rossella (sempre lei) non riesce a darsi pace del fatto che in Sicilia, una coppetta con 200 g di gelato costi circa due euro e una brioche che ne pesa almeno il doppio costi la stessa cifra!
Comunque con la brioche ripiena di gelato a Palermo si mangia, si fa colazione o spuntino, ci si rilassa dopo cena passeggiando.

I siciliani avranno sempre una macchia sulla camicia e sarà ovunque e comunque il marchio dei peccatori di gola.
Federica Barbera
Siciliana, socievole e curiosa – e pare anche un po’ ficcanaso. Ha a cuore e nella testa il suo passato, ma guarda al futuro con fiducia e ottimismo. Per lei serendipità è ritrovare per caso il profumo o il ricordo di un viaggio.
noooooo … solo al pensiero abbiamo preso un chilo…..
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Purtroppo con la Sicilia hai una certezza: la bilancia non apprezzerà!!
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Verissimo
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Ah la Sicilia, quanto ho mangiato bene in Sicilia 😍
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Siamo in due ( anzi, credo che siamo in molti! )
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Mi sa di si 😁
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Sembra tutto buonissimo, non vedo l’ora di tornare in Sicilia! Purtroppo però non ho seguito il tuo consiglio di leggere a stomaco pieno 😦
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Molto male! Quando c’è pane e panelle in copertina è d’obbligo 😀
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