Terza città dello Yucatán per grandezza, Valladolid è spesso soprannominata Sultana d’Oriente. E’ una località tranquilla, piena di vita, colorata. Gli edifici sono bassi e dipinti con tonalità pastello, per le strade è frequente trovare le donne che indossano il tipico abito alla yucatena e gli anziani che chiacchierano su una panchina all’ombra. Il tempo sembra essersi fermato all’epoca coloniale, la vita scorre lenta, tra un negozio di souvenir colmo di turisti e i bambini che giocano a rincorrere uccelli.






Nei pressi di Valladolid, come in tutta la penisola dello Yucatán, sono presenti numerosi cenotes. La parola cenote arriva direttamente dalla lingua dei Maya: dzonot, cioè “acqua sacra”. Queste meraviglie naturali sono delle cavità a forma di imbuto, conche che si sono formate in seguito al crollo del tetto calcareo. Trovandoseli di fronte, non è difficile capire per quale motivo il popolo dei Maya li considerasse sacri: l’acqua ha un colore ceruleo e l’impressione è che siano senza fondo – pensate che profondità! – I raggi solari si infilano in queste cavità buie, fin dove è possibile, creando dei giochi di luce e ombre strabilianti ma a tratti anche inquietanti. I Maya li utilizzavano per i loro rituali sacri e li consideravano porte d’ingresso per il mondo sotterraneo, motivo per il quale è facile trovare, vicino a essi, edifici adibiti al culto degli dei e alla purificazione. I cenotes erano anche fondamentali per l’approvvigionamento dell’acqua, a maggior ragione in un territorio pressoché privo di risorse idriche superficiali. Il cenote che abbiamo visitato e in cui abbiamo sguazzato a Valladolid è il Cenote Zací, che in lingua Maya significa “falco bianco” ed era il nome della città sulla quale venne successivamente fondata Valladolid. E’ uno dei cenote a cielo aperto più grande della penisola. Numerosi cenotes, infatti, sono sotterranei o si trovano all’interno di grotte, raggiungibili solo a nuoto o tramite piccole imbarcazioni. E tantissimi aspettano ancora di essere esplorati!



In realtà il Cenote Zací è solo parzialmente a cielo aperto. E’ inserito in una grotta suggestiva e il soffitto, abitazione ambita da numerosi pipistrelli che conviene non disturbare, è ricco di stalattiti che scendono verso il basso. Ma quello che sorprende maggiormente appena arrivati è sicuramente la vegetazione, invadente e invasiva, cresce dal fondo delle acque e scende dai lati, riempendo il cenote, colmo di acqua piovana, di detriti, foglie, rami, sterpaglie, radici. Ma non solo: gli alberi più grandi formano un intreccio di arbusti e rami che, scendendo verso la superficie dell’acqua, creano un sistema di liane, usate dai più coraggiosi per tuffarsi !



Immergersi e sguazzare in un cenote è un’esperienza incredibile e unica, da non perdere se vi trovate nella penisola Yucatena. Ma non è un’esperienza esente da rischi e pericoli (non vi dico che strizza avevo!), soprattutto sapendo che può essere profondo decine e decine di metri e non essendo totalmente sicuri di quello che troverete sotto o quello in cui si imbatteranno le vostre gambe !

Ay qué guay *-* quando sono andata in Messico avevo 12 anni e mia madre aveva paura di lasciarmi andare 😦 devo tornarciiii 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
😀 Mi sa proprio di sì!!
"Mi piace""Mi piace"