Il mio fidanzato ed io amiamo bere. Ma con gusto.
Per dirlo elegantemente siamo dei veri e propri wine addicted.
Non ci accontentiamo più di cocktail preparati di fretta in discoteca o bicchieri di vino serviti tanto per fare in locali improvvisati, ci piace sapere che quello che beviamo è frutto di un lavoro, vero, come i vigneti che amo fotografare alla fine dell’estate. Quando possiamo, ci piace andare direttamente in piccole e grandi aziende vinicole, degustare i loro vini e visitare le cantine in cui vengono prodotti.
Cantina Josetta Saffirio si trova immersa nel territorio delle Langhe a Monforte d’Alba, in provincia di Cuneo, a pochi chilometri dai famosi Mercatini di Natale di Govone e a circa un’ora e mezza di macchina da Torino. Abbiamo visitato la Cantina durante il periodo natalizio, ne siamo rimasti affascinati e non vediamo l’ora di tornare.


La storia della Cantina Josetta Saffirio è una storia fatta di generazioni, di passione e tradizioni tramandate, di vita in campagna e dei suoi sacrifici.
Tutto inizia nei primi anni del Novecento, quando Giovanni Battista Saffirio acquista un primo fazzoletto di terra tra i paesi di Alba, Monforte e Serralunga.
Il figlio Ernesto, dopo aver vissuto e superato gli orrori della guerra, decide di acquistare dai fratelli la terra ereditata dal padre e di rimanere legato alla campagna, nonostante tutti preferissero cercare lavoro e fortuna nelle città.
Nel 1975 è una giovanissima Josetta, figlia di Ernesto, ad occuparsi dei vigneti del padre. Docente di viticoltura e affiancata dal marito Roberto, enologo, inizia a coltivare le vigne piantate dai nonni. Dopo anni di impegno e sacrificio, un primo Nebbiolo di riconosciuta qualità viene prodotto e nel 1985 viene presentato il primo Barolo con l’attuale etichetta. Ma la storia continua ed è Sara, figlia di Josetta e nipote di Ernesto, che negli anni Novanta decide di dedicarsi ai vigneti di famiglia, tramandati di generazione in generazione e tra i quali è cresciuta. Il 1999 è l’anno della prima vendemmia, con poche migliaia di bottiglie di Barolo. Sara rappresenta la quarta generazione di contadini e si impegna a continuare una tradizione lunga oltre duecento anni e che speriamo continuerà a prosperare.

La degustazione è stata un trionfo di formaggi e salumi gustosi, olio che l’azienda produce annualmente in non più di 300-400 bottiglie, bicchieri di Moscato d’Asti ( dolce e fruttato, non abbiamo resistito e abbiamo acquistato tre bottiglie ! ), Barbera d’Alba, Langhe Nebbiolo e Rossese Bianco. La degustazione si è conclusa con nocciole nel miele e mostarda di pere.



Le spiegazioni avute durante la visita delle Cantine sono state sorprendenti. Vedere come il vino viene fatto, partendo dai macchinari che servono per dividere gli acini dal resto, quelli per le fermentazioni, passando per le botti e le barrique in legno di Rovere, arrivando fino all’etichettatura – meraviglioso vedere tutte le etichette ! – delle bottiglie, è stato insegnativo e una bella dimostrazione di quanto lavoro ci sia dietro a quello che arriva sui nostri piatti e nei nostri bicchieri.

La vendemmia inizia a fine Agosto per il vino bianco, la Barbera e continua a metà Ottobre con il Nebbiolo, che ha bisogno di più tempo per maturare. Dopo la vendemmia, il raccolto viene inserito nei macchinari appositi, dove avviene la diraspatura: l’acino viene separato da foglie e rami. Il prodotto viene inserito successivamente nelle vasche d’acciaio, dove avviene la fermentazione.

L’uva rossa deve dare il colore al vino, mentre l’uva bianca non ha questa necessità.
Dato che è la buccia, che contiene il pigmento, a dare colore al futuro vino rosso, gli acini con le bucce delle uve rosse vengono messi nelle vasche e successivamente avviene la fermentazione alcolica. Dopo che ha finito di fermentare, il contenuto viene inserito nella pressa a polmone, che si allarga e si restringe per schiacciare l’acino tra polmone e copertura esterna: la buccia rimane sopra e il liquido finisce nelle vasche sottostanti.
Le vasche nelle cantine sono numerose e di diverse capienze, perché la vendemmia cambia di anno in anno. In base alla quantità di prodotto vendemmiato, si riempiranno le più piccole o le più grandi, per lasciare meno spazio possibile all’ossigeno, che rovinerebbe il vino. La successiva fermentazione è quella malolattica, acido malico che si trasforma in acido lattico, che è il retrogusto che rimane in bocca dopo aver bevuto il vino. Se questa seconda fermentazione non avvenisse, e molte Cantine decidono di non farla, il sapore del vino sarebbe più aspro. Dopo la fermentazione il vino viene messo nelle botti o nelle barrique a riposare per parecchio tempo e solo successivamente viene imbottigliato.

L’azienda agricola di Cantina Josetta Saffirio cerca di fornire prodotti biologici, attuando diverse strategie, come eliminare il più possibile i solfiti, facendo in modo che tutti i passaggi avvengano nel modo più naturale possibile, utilizzando fonti di energia rinnovabile, salvaguardando l’ambiente e il territorio.

Simpatici gnometti con il caratteristico cappello rosso sono dappertutto, sulle etichette delle bottiglie, sui libri, sui bigliettini da visita. Ho chiesto come mai, se fosse dovuto a una passione per le vicende del fantastico mondo di Amélie o se ci fosse qualche altra ragione.
Anche in questo caso, la ragione è da ricercare tra l’intreccio delle generazioni passate. Ernesto Saffirio era solito raccontare alla figlioletta Josetta che da bambino vedeva nel cortile della cascina arrivare uno gnomo con un carretto trainato da topolini. Le favole sugli gnomi, che aiutano i contadini prendendosi cura degli animali e controllando il vino, sono state tramandate anche ai figli di Josetta. La semplicità a cui rimandano queste illustrazioni, che sembrano disegnate con le matite colorate direttamente sull’etichetta, hanno reso famosi e riconoscibili i vini anche a livello internazionale.
Per saperne di più potete andare sul sito di Cascina Josetta Saffirio o seguire la loro pagina Facebook !