Ma voi vi siete mai seduti a tavolino e vi siete chiesti che tipo di viaggiatori siete? Amate il mare o la montagna o non riuscite a fare a meno di nessuno dei due? Vi piace rilassarvi o siete sempre a caccia di nuove avventure? Siete da campeggio o da hotel a cinque stelle? Questo mese, nell’articolo di gruppo che spero diventi sempre di più un’abitudine, ho chiesto a Federica, Ezia, Teresa, Federica e Carmela semplicemente: Che viaggiatrice sei?. I loro racconti e resoconti sono qui e non potrebbero essere più diversi. Perché così come non esiste un solo modo di viaggiare, non esiste neppure un solo modo di essere viaggiatori. Ovviamente, la domanda l’ho posta anche a me stessa.
Che viaggiatrice sono?
Sono una viaggiatrice di quelle: “Partiamo, il resto si vedrà”. Non pianifico mai troppo, non mi piace, non ne ho il modo. Il viaggio per me inizia molto tempo prima di averlo progettato, pensato; spesso inizia anni prima di aver acquistato i biglietti aerei. Vedo una foto, ascolto un racconto e quella destinazione, come un tarlo, si infila tra cuore e cervello. E germoglia. Ogni tanto ci penso, ci sono quasi a organizzarlo per davvero, e poi invece no. E magari a distanza di anni ci vado proprio in quel posto, la scatto anche io quella fotografia, la racconto anche io quella sensazione.
Amo il tramonto sul mare, ho una predilezione per le isole fuori stagione, adoro i fari. Se sono isolati e abbondati, ancora meglio. Fotograferei per ore castelli incantati, borghi arroccati, campi di lavanda e girasoli, le onde del mare. Non camminerei mai per ore su una montagna, ma state certi che se devo scovare una spiaggia immacolata, cammino sotto il sole cocente senza bere e mangiare e neanche me ne accorgo.
Viaggio per necessità vitale, perché non posso fare a meno di incuriosirmi, scoprire qualcosa di nuovo, assaggiare un cibo che non mi è familiare. Io e la mia macchina fotografica abbiamo fatto chilometri, ci siamo stupite, emozionate, abbiamo avuto paura e la convinzione di non farcela, ma mi ha regalato un delle parti – per me – più importanti del viaggio, i ricordi.
Teresa Malacario
Detta Scarola, napoletana, quasi 32enne. Dice che la sua testa è molto più simile ad un carrello della spesa che a un foglio Excel, viaggia quando può e sogna spesso, e ogni volta ne scrive. La brutta notizia – dice lei – è che stavolta vi tocca pure leggerla!
L’ardua scelta tra il parquet e il letto a castello.
Mai moquette, ma proprio mai. Rigorosamente parquet, meglio se scuro. Un b&b o hotel di design, con un occhio attento al prezzo ma recensioni non più basse della fascia che Booking definisce con “Ottimo”. Stile minimal, pulito, nulla di barocco, ridondante, o che ricordi la dimora estiva di Maria Antonietta, ma neanche di un forzato e moderno design troppo anonimo. Ero così, rompiballe quel tanto che bastava per essere evitata da amici un po’ più easy, ed essere idolatrata da quelli radical chic.
Poi, sono cambiata. Sarà la vecchiaia, la singletudine, sarà che nella perfezione dei miei itinerari di viaggio, troppo sentivo che mancava quel quid che mi facesse respirare, innamorare, curiosare intorno con occhi accesi. Ho cominciato a riempire lo zaino, e a prenotare gli ostelli e gli appartamentini. E poi letti a castello, docce comuni, e giardini, e birre in compagnia, e colazioni condivise.
Oggi, dopo aver buttato il naso un po’ ovunque, nelle mie mani e occhi si è fatto reale un pezzo di una canzone che amo molto: In ogni tuo “sempre” c’è un “quasi”, in ogni tuo “mai” un “fino a domani” (Facile, Lo Stato Sociale). Sembra essere andato così, sembra che dietro l’angolo, per ognuno di noi, ci sia quel momento in cui cambiano occhi e prospettive e forme dei desideri. E così è cambiata la forma della mia evasione, a cui oggi sono grata, e che ha dipinto di giallo (il colore di Kandisky) il mio modo di osservare il mondo là fuori. Un giallo di energia, vitalità, di forza prepotente e instancabile. Poi ti stanchi andando di ostello in ostello eh, ma la birra con i compagni di stanza a fine giornata, ti ricambia di ogni fatica.
Federica Girardi
Romana de Roma, classe 1993. La sua vita si alterna tra letteratura e fotografia. Nonostante sia abituata a programmare e pianificare sempre tutto, il più delle volte i suoi piani vanno all’aria, ed è lì che accadono le cose più belle. I viaggi completano la sua vita, ama esplorare nuove realtà con la macchina fotografica e un buon libro.
Quel che importa per me è il viaggio, non la destinazione. La preparazione, la scelta della meta, l’attesa della partenza, la solita ansia che mi coglie ogni volta che varco le porte di un aeroporto. Mi auto convinco di essere una terrorista e che mi spoglieranno davanti a tutti. E invece, passo indenne i controlli. Solo quando mi siedo al mio posto, che sia un treno o un aereo, mi sento davvero sicura. Amo viaggiare in qualunque modo; mi capita spesso di visitare città, specialmente capitali dove posso trovare tutto arte, cultura, negozi caratteristici, cibi di ogni tipo. Molte volte ho pensato a me nel deserto con lo zaino in spalla.
Ma ad oggi mi vedo bene a gironzolare per le vie del mondo. Non fa figo dire che amo la civiltà, il traffico, lo smog, i grattacieli, lo so, ma ci trovo così tanta poesia nell’asfalto, nel cemento, nella routine quotidiana. Forse perché amo Roma, la mia città, e cerco sempre un po’ di lei nei miei viaggi. Ogni volta prometto a me stessa e a Nicola, il mio compagno di mille avventure, che prenoterò un albergo a 5 stelle, super lusso, Jacuzzi in camera, Champagne ad ogni ora del giorno. Poi guardo in faccia la realtà: sono solo una studentessa di Lettere che lavora come fotografa freelance e allora forse è meglio cercare una buona offerta.
Mi piace il mare, adoro stare ore ed ore sdraiata sulla sabbia, abbronzarmi, tornare a casa con il naso rosso, chiacchierare degli ultimi gossip con le amiche. Il mio Nicola non ha un buon rapporto con la sua melanina, ci litigò anni fa, per questo non ama il mare. Io invece odio la montagna, mi annoia, mi rende triste.
Amore, ti prometto che quest’anno ti porterò in un albergo con ogni comodità. Ovviamente scegliamo l’est Europa, perché costa poco e a New York abbiamo speso troppi soldi. Te la ricordi Bratislava? Aereo andata e ritorno a 19 euro, le persone non sapevano nemmeno collocarla sulla cartina geografica, ma per noi è stata l’America.
Carmela Cordova
Nata a Napoli, ha lasciato tre quarti di cuore sul sedile della carrozza che porta al castello di Neuschwanstein e un altro pezzetto è rimasto sugli scaffali dell’Atlantis Books di Santorini. Divisa tra il diventare avvocato e abbandonarsi alla lettura e scrittura, probabilmente in una vita precedente era una bibliotecaria.
Stilare una lista di cose da fare in viaggio è un po’ come tracciare su un foglio le linee della mia personalità, ridisegnare sfumature che non sempre si rivelano nella quotidianità. Di un posto nuovo amo respirare gli odori, indovinare le ricette, comprendere le tradizioni. Voglio ascoltare leggende e vedere all’opera gli artisti di strada. La prima cosa che faccio prima di partire è capire dove si trovi l’anima del posto, dove ci si impregna di vita reale senza contaminazioni artificiali e convenzioni turistiche. Generalmente sono i mercatini locali a comunicarmi tutta questa autenticità, e poi le feste di paese, le fiere, le sagre e le botteghe artigiane. I centri commerciali e i negozi di lusso sono assolutamente esclusi. Nella mia To do list il primo posto è occupato dai negozietti di antiquariato e di abiti vintage, perché sono ossessionata dalla ricerca di oggetti preziosi che nascondano una storia, specialmente se è la storia di una persona appartenuta a un’altra epoca. Svezzata da Portobello Road nel 2012, ho ricercato anticaglie e manufatti locali in terra greca, in mezzo alle montagne tirolesi, nelle piccole città europee come Praga e Torino, sorprendendomi per quanta bellezza sprigioni una tazza da tè dell’Ottocento o un piccolo orologio a cucù realizzato nel cuore della Foresta Nera.
La seconda cosa che mi ruba infiniti pomeriggi prima della partenza è la ricerca delle librerie più originali. Non mi interessano le più belle: voglio vedere quelle strane, esoteriche, buffe, microscopiche e assurdamente bislacche.
Ricerco un’atmosfera intima e un po’ gotica, tipica delle centenarie librerie indipendenti con tanto di poltrona di pelle e gattacci che scodinzolano tra i libri. Di solito mi affido a Pinterest per capire quali sono quelle storicamente frequentate dagli scrittori e quelle con gli angolini retrò più romantici. L’obiettivo in tutti i miei viaggi è acquistare un libro in lingua originale in ogni stravagante libreria che riesce a farmi battere il cuore.
Federica Barbera
Siciliana, socievole e curiosa – e pare anche un po’ ficcanaso. Ha a cuore e nella testa il suo passato, ma guarda al futuro con fiducia e ottimismo. Per lei serendipità è ritrovare per caso il profumo o il ricordo di un viaggio.
La mia unica vacanza in campeggio l’ho fatta a Budapest, in occasione del Festival Sziget. Un evento pazzesco in cui ho capito che la tenda non fa proprio per me. Dormire sotto la pioggia, mettermi il reggiseno da sdraiata (che poi ero l’unica sull’isola ad avercelo!), lavarmi nelle docce comuni: praticamente un incubo. Eravamo in due, io e Giuseppe, che prima ancora di innamorarci (o quasi) abbiamo iniziato a viaggiare in coppia, in una dimensione in cui ci ritroviamo perfettamente. Questo ha reso il campeggio un po’ più accettabile.
Comunque non che io sia da vacanza cinque stelle, proprio no! Perché quando mi innamoro di un albergo fighissimo (vedi il Marina Bay di Singapore) penso a quanti viaggi, con la stessa cifra, potrei fare. Quindi opto per alberghi più accessibili e infatti, alla fine, sulla piscina più alta del mondo non ci sono andata! Per me il viaggio è fatto di piedi massacrati una volta arrivati a sera, di pranzi e cene nelle locande, nei bistrot, nei ristoranti in cui poter provare la cucina del luogo. Di visite ai palazzi storici, ai musei, a luoghi in cui fare il pieno di colori.
Chi sceglie di partire con me deve sapere che io la sera non riesco a fare tardi nemmeno se mi pagano e che mi piace fare incetta di esperienze durante il giorno, sveglia presto al mattino, ma la notte devo riposare.
Sono una rompi scatole e quasi pensionata o forse anche peggio. Anche se in Thailandia, ho maledetto un po’ il tempo passato in spiaggia e mi sono ricordata del perché non faccio mai vacanze al mare, non solo perché ci sono nata e ci vivo.
Ezia Peano
Torinese, ma originaria di Cuneo. Sagittario con i piedi ben saldi a terra ma la testa fra le nuvole. Vive secondo obiettivo precisi, ma che cambiano in continuazione. Per lei la serendipità è Fuerteventura.
Il mare in inverno ed il Nord in estate, penso sia la perfetta descrizione dei viaggi che prediligo. L’oceano e le isole, in particolar modo, sono in assoluto la mia meta preferita! Mentre da qualche anno il Nord Europa mi affascina incredibilmente e lo devo soprattutto ad un viaggio fatto un paio di anni fa a Stoccolma dove, stando a casa di un’amica svedese, ho avuto la possibilità di vivere l’atmosfera nordica a 360°.
Quando viaggio vado alla ricerca della natura incontaminata, amo i suoi colori e le sue forme, prediligo destinazioni meno conosciute e mi piacciono quegli itinerari che generalmente sono poco battuti.
Quando posso mi muovo fuori stagione perché non amo stare in mezzo al caos e le foto vengono meglio! Scelgo di andare al caldo quando a Torino fa freddo ed al fresco quando in città l’afa regna sovrana.
Sono una maniaca della programmazione pre-partenza, studio la destinazione fino alla nausea e creo degli itinerari per le mie giornate. Sono una viaggiatrice vorace che cerca di vedere il più possibile. Non mi piace star ferma nello stesso posto per troppo tempo, infatti sono un’amante degli on the road. La sistemazione che più preferisco sono in assoluto le case, sono una AirBnb addicted, o i residence perché mi piace essere indipendente, ma in parte è anche perché lavoro in hotel e per via della mia deformazione professionale proprio non riuscirei a godermi un soggiorno in albergo.
Nella vita sono una persona solitaria, ma quando viaggio no!
Mi piace condividere il viaggio con qualcuno perché penso possa donare un grande valore aggiunto. Per lo più viaggio con le mie amiche, una di queste conosciuta proprio in viaggio, ed un viaggio all’anno è completamente dedicato alla mia mamma.
Sono fermamente convinta che non sia semplice trovare qualcuno con cui viaggiare, ma quando lo si trova è tutto più speciale.
E tu? Che viaggiatrice/viaggiatore sei?